

Nell’ambito del Festival Armonie del Mediterraneo (luglio–ottobre 2025), promosso e organizzato dal Comune di Lecce, la Fondazione Treccani Cultura organizza presso il complesso degli Agostiniani due giornate tematiche (10 e 11 luglio) focalizzate sulla poesia come strumento di resistenza, testimonianza e cura culturale nel Mediterraneo, attraverso incontri, dialoghi e performance che intrecciano esperienze di migrazione, esilio, memoria e identità.
Programma del 10 luglio:
19 saluti istituzionali:
Adriana Poli Bortone – Sindaca di Lecce
Massimo Bray – Direttore dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Giovanni Treccani
19.30/ 20.30: La poesia come strumento per narrare il Mediterraneo. Gëzim Hajdari in dialogo con Angela Bubba
Un dialogo tra il poeta albanese Gëzim Hajdari e la scrittrice e saggista Angela Bubba per esplorare il Mediterraneo come spazio di memorie, conflitti, migrazioni e resistenze. Attraverso la parola poetica, il mare nostrum si rivela non solo come luogo geografico, ma come orizzonte culturale e umano, dove le lingue si mescolano e le identità si ridefiniscono. Un’occasione per riflettere sul potere della poesia di custodire storie, ferite e visioni future.
21.00 – PERFORMANCE MUSICALE – Stefano Saletti accompagnato da voce e percussioni – Sulle note del Sabir, tra i canti del Mediterraneo
Sulle note del Sabir, tra i canti del Mediterraneo
Stefano Saletti – voce, oud, chitarra, bouzouki
Fabia Salvucci – voce, bodhran
Giovanni Lo Cascio – percussioni
Un viaggio sonoro nelle lingue, nei ritmi e nelle tradizioni musicali del Mediterraneo, guidato da tre straordinari interpreti. Lo spettacolo intreccia canti antichi e sonorità contemporanee, facendo rivivere la lingua franca del mare – il Sabir – come simbolo di dialogo tra le culture. Un’esperienza musicale intensa e coinvolgente, che unisce le sponde del sud e del nord del mondo.
Stefano Saletti è un musicista, compositore e polistrumentista italiano, tra i maggiori interpreti della tradizione musicale del Mediterraneo. Fondatore della Banda Ikona, è noto per l’uso del Sabir, che impiega per cantare un Mediterraneo plurale, nomade e poetico